275 utenti


Libri.itI DUDÙ VANNO A SCUOLA?IL VIAGGIO DELLA MADREPERLA 3 – L’OMBRA DELLE PIETREESSERE MADREIL CAVALIER IDEALEKINTSUGI
Emergency

Fai un link ad Arcoiris Tv

Fai un link ad Arcoiris Tv

Utilizza uno dei nostri banner!












Lettere ad Arcoiris

inviaci le tue opinioni, riflessioni, segnalazioni

Per inviare un lettera ad ArcoirisTV, riempi i campi sottostanti e clicca su "Invia". Se è la prima volta che scrivi, riceverai una email con un link ad una pagina che dovrai visitare per far sì che le tue lettere vengano sempre pubblicate automaticamente.

Informativa privacy

L’invio della "Lettera ad Arcoiris" richiede l’inserimento del valido indirizzo email del utente. Questo indirizzo viene conservato da ArcoirisTV, non viene reso pubblico, non viene usato per altri scopi e non viene comunicato ai terzi senza il preventivo consenso del utente.

maggiori info: Privacy policy

8 Gennaio 2011 23:16

Howl è Urlo da Gaza a Tunisi e in Algeria Gioventù bruciata da chi?

1002 visualizzazioni - 1 commento

di Doriana Goracci

Qualcuno su Facebook e non solamente anche per strada e nella vita quotidiana… nei giorni scorsi ci ha “provato” a contestare non proprio garbatamente, mano a mano che aumentavano certi miei commenti, che con tanti problemi di Casa Nostra è assurdo riportare proteste di Altri Paesi…da terzo mondo, noi Occidente Europeo Evoluto…e così nasce questo pezzo, che sappiate non muore ma resiste con tutti i mezzi, anche se molto precari. Si è un Urlo, Howl, Url…come scrissi in un marzo del 2009: Rimboccatevi le maniche e lanciate un Urlo dal Recinto delle Grida...Avremmo sentito nel tempo, noi giovani di ieri e quelli di oggi altri mantra e altri Om, primordiali, trasformati in  Urla del Nuovo Ordine Mondiale….e non scordo l’ Italia.

Doriana Goracci

foto video  e riferimenti su...
http://www.reset-italia.net/2011/01/08/howl-e-urlo-da-gaza-a-tunisi-e-in-algeria-gioventu-bruciata-da-chi/
 

Allo scopo di “rompere il muro di silenzio” che sembra avvolgerli, alcuni giovani di Gaza hanno lanciato su internet un urlo di disperazione che sta raccogliendo negli ultimi giorni una eco crescente, nella Striscia, nel mondo arabo e altrove.”Hamas fottuto. Israele fottuto. Fatah Fottuto. Onu fottuta. Usa fottuti” esclamano i ragazzi e le ragazze, convinti che nelle condizioni politiche attuali il loro futuro sia ormai compromesso. “Noi, giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, della occupazione, delle violazioni dei nostri diritti civili, della indifferenza della comunità internazionale”.Con una buona dose di coraggio, i ragazzi si scagliano fra l’altro contro “gli uomini barbuti che vanno in giro con i loro fucili e abusano del loro potere”: una evidente allusione ai servizi di sicurezza di Hamas che di recente hanno chiuso a Gaza la rete di club sociali al-Sharek. “Non è questo il futuro che vogliamo” scrivono ancora i ragazzi.”Vogliamo essere liberi, vogliamo vivere una vita normale, vogliamo pace. Stiamo chiedendo troppo ? “. A Gaza questo messaggio ha destato immediata attenzione. Diverse reti televisive arabe hanno cercato di intervistare gli autori del ‘Manifesto’. Ma questi per ora preferiscono abbassare il loro profilo, “per evitare manipolazioni”.

 

su una pagina di facebook…
Diamo voce alla Tunisia (dato che i media non ne parlano)

FACCIAMO GIRARE QUESTE INFORMAZIONI (Sono già morti 5 giovani: 4 suicidi e uno ucciso con una pallottola dai poliziotti. La Tunisia è a 300 km dall’Italia..) ED AIUTATECI A TROVARE ALTRI ARTICOLI, GRAZIE. “Tutto ha avuto inizio il 17 dicembre, nel giorno festivo del venerdì. Mohamed Bouazizi un giovane laureato senza lavoro che prova a sopravvivere come ambulante vendendo frutta e legumi nelle strade viene fermato dalla polizia. …Gli agenti sono bruschi, Mohamed non ha la licenza, gli viene confiscato tutto. Inutile protestare. Anche in un Paese come la Tunisia, dove il turismo è la prima industria e i diritti dei turisti sono sacri, i diritti umani sono spesso un optional. Chi dissente dal regime è un nemico e del resto il laureato-ambulante sta violando la legge e i poliziotti sono lì per farla rispettare. Mohamed si è laureato, come decine di migliaia di studenti tunisini, grazie alla grande riforma dell’istruzione varata con successo dal presidente Ben Ali e fiore all’occhiello del governo, ma come moltissimi altri non ha trovato lavoro. È la principale contraddizione del sistema sociale tunisino, a fronte di un numero di laureati sempre più alto (e con maggiori aspettative) la percentuale di disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) ha ormai superato il 30 per cento. Avere una laurea e dover fare l’ambulante già gli sembra un’ingiustizia, che adesso gli tolgano anche quel misero lavoro che gli serve per sopravvivere è troppo. Disperato Mohamed va davanti al municipio di Sidi Bouzid, la cittadina nel centro del Paese dove abita (265 chilometri dalla capitale Tunisi), si cosparge di benzina e si dà fuoco. Viene trasportato all’ospedale in condizioni critiche, ustioni di terzo grado in tutto il corpo, ma riesce a sopravvivere. La notizia scatena un’ondata di rabbia. Per una settimana centinaia di giovani scendono nelle strade, proteste e slogan contro il regime, qualche macchina della polizia assalita e bruciata, una repressione brutale, dozzine di feriti. Alla vigilia di Natale e nei giorni a seguire altri scontri, questa volta più gravi. Un giovane si uccide gettandosi contro i fili dell’alta tensione, un altro viene abbattuto mortalmente dai proiettili della polizia. Come in tutti i regimi autoritari di fronte al malcontento della piazza che viene ufficialmente negato qualcuno deve però pagare. Mercoledì saltano le teste di due ministri, Comunicazione e Gioventù, come dire che anche Ben Ali prende atto che non si tratta solamente di un complotto e di qualche testa calda prezzolata da un nemico invisibile (“il punto di partenza di questi avvenimenti è un caso sociale”), ieri è stata la volta del Governatore di Sidi Bouzid – dopo che mercoledì sera altri due giovani disoccupati si erano dati fuoco per protesta – e di quelli di Jendouba (nel nord-ovest) e Zaghouan (nord-est). Per Ben Ali si tratta della crisi più grave da quando 23 anni fa è salito al potere. Dal luglio 1957, anno dell’indipendenza, la Tunisia è stata governata solo da due uomini, Bourghiba che rimase al potere fino al 1987 (con una fase “socialista” e una successiva apertura democratica) e l’attuale presidente che depose il vecchio leader con un “golpe” incruento per “senilità”, modo elegante per definire l’Alzheimer che lo aveva colpito. Mezzo secolo e due soli padri-padroni. Nei cable di WikiLeaks la Tunisia di Ben Ali è stata definita una Paese di “quasi mafia”, dove il presidente e i suoi uomini fanno il bello e il cattivo tempo. Lui vuole candidarsi ancora nel 2014, dopo che l’anno scorso ha ottenuto il quinto mandato con una percentuale che un tempo veniva definita bulgara (89 per cento dei voti). In questi giorni di “rivolta del pane” per la prima volta una piccola minoranza gli chiede pubblicamente di andarsene.” fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2010/12/31/news/tunisia_rivolta-10727276/

Giunge ora la notizia “La protesta per il carovita: tre i morti in Algeria Guerriglia dopo l’aumento prezzi degli alimenti“: ALGERI – Almeno due manifestanti sono rimasti uccisi in Algeria durante le proteste che da mercoledì scorso stanno paralizzando diverse zone del Paese. Un uomo di 32 anni, hanno riferito all’ANSA fonti locali, è stato ucciso a Bou Smail, 50 km ad ovest di Algeri, mentre la stampa parla di un giovane di 18 anni morto a M’Sila, nell’est. Il diciottenne, riporta El Watan, è stato ucciso da alcuni colpi d’arma da fuoco sparati da un agente. Fonti ufficiali non hanno ancora confermato le due vittime, mentre un primo bilancio del ministro dell’interno, Ould Kablia, parla di oltre 150 agenti feriti. Dopo una notte di scontri, la calma sembra essere tornata questa mattina in tutto il Paese anche se diverse fonti parlano di manifestanti pronti a colpire nuovamente in serata. Ma ci sarebbe anche un terzo manifestante morto durante le proteste, secondo la stampa algerina. Secondo quanto scrive El Watan online, un secondo giovane, dopo il diciottenne è deceduto a M’Sila in seguito alle ferite da arma da fuoco riportate ieri pomeriggio. La notizia non è ancora stata confermata da fonti ufficiali. Oggi, Algeri è semideserta e gran parte dei negozi, in particolare in periferia, ha preferito tenere le saracinesche abbassate. I blindati delle forze anti sommossa presidiano diverse zone della città, come il quartiere di Belcourt, teatro fino a tarda notte di una violenta guerriglia, mentre l’esercito è sceso in campo a Bab Ek Oued. Decine di giovani si sono scontrati a colpi di pietre, bottiglie e fumogeni con gli agenti che per tentare di disperdere i manifestanti hanno fatto uso di lacrimogeni e idranti. Numerosi uffici postali, edifici pubblici, fabbriche e negozi, sono stati devastati nei tre giorni di scontri. Almeno 180 focolai di protesta, riporta la stampa, sono stati registrati da est a ovest, passando per la berbera Cabilia, fino all’Oasi di Biskra e a Tebessa, vicino a confini con la Tunisia. Per oggi, è stato convocato un consiglio interministeriale per tentare di trovare una soluzione all’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari, all’origine della protesta.

COMMENTI

10 Gennaio 2011 01:31

Ho aggiornato la drammatica situazione in Tunisia come segue, spinta da amiche e amici tunisini sul web. Grazie per l'attenzione e se potete inoltrate, la censura è fortissima. Tunisia e le Voci…di chi lotta http://www.reset-italia.net/2011/01/09/tunisia-e-le-voci-di-chi-lotta/

Doriana Goracci

COMMENTA