27 Aprile
Il Cavaliere che soccorre l’Abruzzo ricorda qualcosa. Nel marzo 1998 ero a Lima, Peru, per incontrare il presidente Fujimori, ma il nino imperversava. L’alluvione aveva inondato i deserti di Piura; fango e frane coprivano i tesori del Matchu Pichu. Centrali elettriche in tilt. Una tragedia. E’ la tragedia che permette la resurrezione di Fujimori ( oggi in galera, 30 anni ) allora sfiorato da scandali finanziari e l’ombra di una crisi insopportabile. Alle corde Santiago, il fratello, braccio d’affari del presidente: giornali, appalti, discariche milionarie e riforme che legavano le mani ai magistrati “ sovversivi e inattendibili “. La proposta di un referendum aveva raccolto milioni di consensi: volevano impedire a Fuji di cambiare la costituzione per arrotondare il potere: “ il voto popolare riscatterà la nostra dignità” . Ma il nino diventa il salvagente; dolore che soffoca i soprassalti morali. Fuji si immerge nel fango con stivaloni di gomma. Bacia, accarezza, spala, siede alle mense dei senza niente. Raccoglie i ministri sotto tende assediate dai disperati. “ Il governo non si muoverà da qui “. Fuji col badile in mano, Fuji, che è un po’ piccolo, dà ordini in piedi sulla barca. A Lima ne aspetto il ritorno eppure non perdo un secondo della sua frenesia. Fuji (vestito sempre di bianco ) vola come un arcangelo da una sciagura all’altra. Una settimana, tre settimane. Come faccio a seguirne le imprese ? Dalla Tv dell’albergo. Ore e ore di radio, pagine e pagine dei giornali che non vogliono perdere la pubblicità. Ogni mattina ( raccontano in segreto i direttori ) la presidenza disegna il menabò di un’ammirazione per il presidente che deve essere “ calda e convincente “. Finisce male un cronista della provincia alluvionata: raccontava delle improprietà nei soccorsi, parlava di corruzione in agguato. “ Uno sciacallo “. L’entusiasmo per il referendum si raffredda. Il candidato del governo a sindaco di Lima risale nelle preferenze con Fuji eroe che gli batte la mano sulla spalla. Passa il tempo e le promesse restano promesse. Allora Fuji annuncia di voler celebrare nella regione più colpita il giorno della festa nazionale, 8 luglio che è anche il suo compleanno. Impossibile: strade che sono carraie, il fango si è trasformato nella polvere secca che seppellisce le rovine. L’opposizione rialza la testa; Tv giornali stranieri raccontano la carnevalata. Fuji ha bisogno di un bagno di folla e fa scendere la folla dalle montagne. Camion militari riempiono la piazza del palazzo presidenziale. Camion militari scaricano donne e bambini raccolti nei pueblos jovenes, baracche pidocchiose delle periferie. Eccolo, appare, e tutti, proprio tutti, cantano a gola piena “ Auguri, auguri… “. Finalmente lo incontro, 6 meno 10 del pomeriggio. Scambiamo due parole: < Un momento >, Fujimori ferma la domanda. Accende lo schermo, ora del Tg importante. Lui che parla. Il Fuji in carne e ossa approva con la testa il Fuji virtuale del Tg. Mentre discorriamo tiene d’occhio l’orologio. < Ancora un attimo >. Altro Tg. Alle nostre spalle le guardie del corpo guardano soddisfatte. Ne osservo i profili. Stessi profili dei volontari, stivaloni ed elmetto, che aiutavano il loro signore a spalare il disastro sotto l’occhio Tv. Un sospetto. Ma no, impossibile, il Peru è sudamerica. In Abruzzo non può succedere. mchierici2@libero.it Cortesia Unità