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18 Maggio 2007 06:27

IL TEATRO DI VILLA

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di Luigi Boschi

Se c'è una cosa che non sopporto è chi manipola la verità per il proprio tornaconto e cerca di influenzare gli altri favorendo una rappresentazione (già di per sé falsata) menzognera. E' poi insopportabile vedere saperi mercenari, a servizio!...disposti e funzionali all'elusione, prione virale nella società della decadenza. Avvocato Villa come promesso "contrappunto" la sua intervista all'"Informazione". -Come fa a dire che quando "lei è arrivato l'orchestra era in subbuglio"? Di quale orchestra parla? Il Regio non ha mai avuto orchestra, si avvaleva della Toscanini! O lei si riferisce alla funzione "esternalizzata" affidata a Pellegrini? Non può certo chiamarsi Orchestra del Regio visto che le "chiamate agli orchestrali" erano fatte da Opera Ensemble no profit! -Come si fa a dire che attraverso remunerazioni non certo ortodosse (29 euro netti integrati da rimorsi spesa) a professori di orchestra dotati di loro strumenti (valore dai 5.000 ai 30.000 euro) lei ha avviato il primo ente lirico sperimentale in Italia? Anche l'etica avvocato occorre tener presente nella successione, non solo conoscenza, credibilità di comando, autorevolezza. E nell'intervista concordata con l'"Informazione" non sembra che in lei brilli questa dimensione. Che dice dei 50.000 euro di multa comminati al Regio dall'ENPALS? Un incoraggiamento per il suo modello di ente lirico sperimentale? L'autorevolezza, dote che ha più a che fare con la personalità che non con la cultura, dipende da come una persona la elabora: anche i mafiosi, a loro modo, hanno autorevolezza! Anzi gli uomini di cultura sono spesso schivi, non dediti al comando, introversi, solitari, vivono in una diversa proiezione presi da obiettivi in cui l'economico è una conseguenza... L'artista è un generoso, perché non può trattenere la sua opera! Per far procedere invece la cultura occorre visione, intelligenza, sensibilità e onestà intellettuale! Le risorse ci sono, e ci sono sempre state, solo che si preferisce dirottarle altrove: ad esempio nello star system, a Montecarlo, alle Cayman, in tangenti e ripiegare sulla spettacolarizzazione celebrativa. -Non entro nel merito politico, visto che purtroppo è dilagante la prassi che sia piuttosto la cultura funzionale e strumentale alla politica e non viceversa. Non è certo di oggi infatti che la politica alimenti la cultura, anzi il più delle volte la deprime! -La suddivisione tra Fondazione e società di gestione delle masse artistiche (orchestra, coro, scenotecnici e attrezzisti) non significa aver costruito un "modello di Teatro lirico sperimentale!" E' una struttura organizzativa economicamente già sperimentata. Le organizzazioni, e lei me lo insegna, sono funzionali all'attività (se c'è!) e non viceversa! Non so poi quanto questo modello possa concorrere a una qualità creativa e culturale, valori che non emergono certo dalla sommatoria di puzzle societari. La scommessa è nel creare ambienti intelligenti e sinceramente di questi non ne vedo traccia. Esiste forse in Fondazione un gruppo strategico artistico creativo che abbia elaborato un progetto innovativo e proposto conseguenti produzioni? O le basta proporre opere in lingue diverse? Mi pare che il "Triumvirato" coadiuvato dall'infaticabile Meli si sia limitato alla funzione celebrativa. E' stato invece incentivato e sostenuto un lavoro qualitativo, creativo e innovativo delle masse artistiche, funzionale al progetto artistico elaborato dalla Fondazione? E questo favorendo anche l'eventuale costituzione di forme societarie autonome, ma che diventino laboratori culturali coinvolti e partecipati, non fucine per l'elusione fiscale e soggetti giuridici per il precariato e il caporalato. La sperimentazione poi è volontà di processo innovativo culturale e la si costruisce giorno dopo giorno, coinvolgendo chi fa parte del progetto e non certo con modalità dispotiche, con il riduzionismo esecutivo, come sembra si siano verificati nel suo sistema di "Ente lirico sperimentale". -Vedo dall'intervista che è corso ai ripari e che ha riconosciuto corrette, di fatto, le osservazioni da me sollevate ( vedi articolo) sul modo improprio dell'attuale gestione del Marchio Teatro Regio nelle mani di una omonima società con amministratore unico. -Non mi sembra che il sofferente Meli, la cui autorevolezza di derivazione Proczynskiana mi sconcerta, sia stato contestato solo a Milano! Lei dice: "Meli uomo impegnato nel lavoro, che abita il teatro". Vorrei vedere se con 30.000 euro al mese abitasse altrove! Ravello festival permettendo! -Perché non dice quanto ammontavano gli emolumenti suoi, di Carra, di Maghenzani, di Pellegrini visto che i professori d'orchestra devono accontentarsi di una remunerazione il cui 40% è percepito come rimborso spese? -Perché non vi è stata trasparenza di gestione e nessuno ha risposto agli aspetti economici (vedi articolo) da me più volte richiesti? Perché non dice quanto costa l'orchestra alla Fondazione e quanto distribuisce ai musicisti? Se il fine è un progetto culturale per la città non lo si ottiene pensando ai propri interessi. -Non mi sembra che nonostante tutte le ingenti risorse riversate per la cultura lirica e musicale Parma possa attestarsi come capitale. Alla città è rimasto poco culturalmente. Basta vedere come sono ridotte le sue strutture portanti: orchestra Toscanini e quella del Regio. La prima costretta, come anche lei dice, a "rimedi di bilancio" (potrebbe essere più esplicito! Perché non è intervenuto prima, durante la sua permanenza e rivela solo ora, a fine mandato, sotto elezioni, da candidato consigliere comunale, l'insostenibilità di bilancio? Non condivide forse di ripianare il "buco musicale" contabilizzando i futuri contributi pluriennali della Regione Emilia Romagna? Perché questi fatti amministrativi pubblici non sono adeguatamente comunicati? Non è cosa che riguarda anche noi? Lei stesso si fa omertoso nei fatti pur lanciando una velata denuncia! Da vero gentleman! Ma in questo campo lei trova ampio consenso in una società perbenista e conformista i cui media sono tutti schierati e per lo più silenti di fronte a questi fatti. La seconda orchestra, di cui avevate sbandierato la stabilità, di stabile per ora c'è solo come forma societaria, e di fatto è in balia degli umori; il turnover degli orchestrali ne testimonia poi la mancanza di una propria identità artistico musicale di insieme, definita e riconoscibile. Sembra, da commenti del blog, si siano contati "44 diversi violini primi, 58 secondi, 42 viole, 23 contrabbassi quando ne vengono utilizzati 4 di media per ogni produzione, così come per i corni che sono anch'essi 23. Alla faccia degli organici stabili!" Villa potrebbe confermare? Ecco io credo che molte altre persone, con minori costi avrebbero lasciato una migliore eredità culturale e avrebbero saputo far meglio di chi, come lei, ha partecipato al governo. Non avrebbero lasciato scatole societarie svuotate o esangui da riempire o da rielaborare. Le architetture societarie, lei sa bene, sono spesso foriere di grandi inganni. A Parma ne sappiamo qualcosa!! Ribadisco l'insostenibilità delle due Fondazioni e la loro contrapposizione politica che non giova alla cultura musicale, ma è funzionale alle lottizzazioni e al clientelismo. Mentre continuo a vedere positivamente un grande progetto musicale e teatrale gestito da un'unica Fondazione (vedi articolo). -Un'ultima considerazione. Se lei fosse stato uomo di vera cultura e di stile avrebbe evitato questa triste e desolante intervista. Sotto elezioni poi. Una autocelebrazione gratuita funzionale a lei e al suo gruppo di potere (su cui nutro forti riserve etiche), non certo alla cultura né alla collettività. Lei il bottone del collo della camicia lo porterà pur abbottonato e con relativa pochette, ma l'abito non fa il monaco e i suoi contenuti lo rivelano. Cioran: "l'ambizione è una droga che fa di colui che vi si dedica un demente in potenza". (15/05/2007) www.luigiboschi.it

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