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5 Marzo 2015 21:24

"Una brava ragazza non vaga alle nove di sera a fare cose sbagliate"

1598 visualizzazioni - 2 commenti

di Doriana Goracci

" Tutti i soldi che hai messo da parte per il mio matrimonio, caro papà, usali per la mia formazione". Era ad un passo dalla felicità l'umile famiglia che aveva venduto tutto per far studiare la figlia, perchè La sua ambizione era quella di costruire e gestire un ospedale nel villaggio della sua famiglia.Il film documentario, "India's Daugther" è tratto da un tremendo fatto reale, la cui regia è della  britannica Leslee Udwin. Il quotidiano The Guardian riporta tutta la storia. Il governo indiano è furioso perchè il documentario contiene un'intervista a uno dei violentatori di "Nirbhaya" la giovane studentessa violentata su un autobus e morta per per le ferite riportate.La figlia dell'  India è la storia di una breve vita finita per uno stupro brutale fino all' omicidio, a Delhi nel dicembre del 2012, di una giovane donna eccezionale. Jyoti Singh era una studentessa India's daughter andrà   in onda sulla  BBC4 domenica prossima alle 22, nella  Giornata internazionale della donna, e contemporaneamente  in altri sette paesi,come la Svizzera, la Norvegia e il Canada. Lunedi 9 marzo le attrici Freida Pinto e Meryl Streep saranno presenti ad una proiezione a New York, lanciando la campagna a livello mondiale in India contro la disuguaglianza di genere e la violenza sessuale contro le donne e le ragazze. Si comincia con 20 milioni di allievi alla  visualizzazione del film  che partecipersnno ad un   workshop a Maharashtra, uno stato che comprende Mumbai.stupro si verifica ogni 20 minuti. In Inghilterra e Galles, 85.000  donne sono  violentate ogni anno. In Danimarca una donna su cinque ha subito una violenza sessuale. La violenza sessuale, lo stupro, gli attacchi con l'acido, l'omicidio, la violenza domestica, uccidere piccoli di sesso femminile, il traffico sessuale e le mutilazioni genitali femminili... sono tutte manifestazioni del peggiore  potere maschile.

La figlia dell' India è un'intervista in carcere a Delhi, con Mukesh Singh, autista del bus. Suo fratello, Ram,  è stato trovato impiccato nella sua cella, alcuni mesi dopo il processo. I due vivevano in una baraccopoli di Delhi. Era coinvolto anche  Pawan Gupta, un venditore di frutta; Vinay Sharma, un assistente di palestra; un disoccupato come Akshay Thakur... Tutti avevano bevuto prima di andare dove " sono state fatte le cose sbagliate da una ragazza".
Nella nostra cultura, non c'è posto per una donna ", dice un uomo nel film di Leslee Udwin. Ciò che è scioccante è che lui è ML Sharma, avvocato della difesa degli uomini condannati per stupro e omicidio  di Jyoti, dice che se la figlia o una sorella fossero state impegnate in attività  pre-matrimoniali ... di fronte a tutta la  famiglia, l' avrebbero cosparse di benzina e gli avrebbero dato fuoco.
Mukesh Singh uno dei cinque condannati per il delitto dichiara nel film: "I lavori di casa e le pulizie sono  per le ragazze, non le  discoteche e i bar di notte, a fare cose sbagliate, indossando vestiti sbagliati.Una brava ragazza non vaga intorno alle nove di sera. E' molto più responsabile di stupro di un ragazzo ".Leslee Udwin ha anche detto che il suo  incontro con Singh, il violentatore ( in tutta l'intervista  ha avuto un mezzo sorriso sulle labbra senza alcuna espressione di rimorso) e gli altri quattro, l' ha fatta  sentire come se la sua anima fosse stato immersa nel catrame, e non c'era niente al mondo che avrebbe potuto rimuovere quella macchia.
Leslee Udwin ha trascorso 30 ore a intervistare stupratori tra cui Gaurav, un uomo di 34 anni che ha  violentato una bambina di cinque anni. "Mi ha detto nei minimi dettagli quello che aveva fatto. Come si era tolto le mutande. Come i suoi occhi erano spalancati per la paura. Come ha abusato dalla  parte anteriore e posteriore della piccola. Gli ho chiesto quanto  fosse alta. Si è alzato e si è messo la mano sopra il ginocchio. Gli ho chiesto, 'Come si può fare qualcosa di così terribile che rovina  la vita di una bambina?' Ha risposto: 'Era una mendicante, la sua vita era di nessun valore.'  Leslee Udwin ha trovato la ragazzina, Neeta, ora di 10 anni, e prevede di fare un film sulla  resistenza della sua famiglia. "L' avanzo di uomo che nel documentario è intervistato, si chiama Mukesh Singh ( due anni fa nel carcere di Tihar dove si trova nel braccio della morte) ha sostenuto di non essere pentito e ha criticato la giovane perchè quando è stata violentata , lei non avrebbe dovuto reagire e fare resistenza. Lei doveva solo tacere. Il Tribunale indiano sostiene che siccome costui  ha fatto dei "commenti offensivi contro le donne creando un'atmosfera di paura e tensione che può portare a delle proteste con rischi per l'ordine pubblico, la pubblicazione o trasmissione dell'intervista è vietata fino a successivo ordine". Il ministro dell'Informazione e trasmissione radio televisiva ha inviato poi una circolare (advisory) a tutte le televisioni indiane in cui si proibisce di mandare in onda il documentario della regista Leslee Udwin, che sfidando peraltro il divieto,  ha dichiarato in una conferenza stampa   a New Delhi di aver ottenuto il permesso di intervistare il detenuto dai responsabili del penitenziario e anche dallo stesso ministero dell'Interno. Ha detto inoltre di aver sottoposto al governo una versione definitiva del documentario e di aver avuto il via libera alla sua diffusione. Ha confessato anche : "Ciò che mi ha spinto a lasciare mio marito e due figli per due anni, mentre ho fatto il film in India, non era tanto l'orrore dello stupro ma ciò che è accaduto per le strade dell' India al grido  di 'è troppo è troppo'. Un numero senza precedenti di uomini e donne comuni, giorno dopo giorno, a fronte di un giro di vite del governo feroce,  che comprendeva lacrimogeni, cariche con manganelli e idranti. Stavano protestando per i miei diritti e dei diritti di tutte le donne. Questo mi dà ottimismo. Non riesco a ricordare un altro paese che ha fatto tutto questo  ne

Jyoti Singh fu ribattezzata dai media Nirbhaya,in sanscrito "Colei che non ha paura". Noi, donne e uomini, dobbiamo  resistere e lottare contro  la violenza, per ogni donna sempre e dovunque.Doriana Goracci
VIDEO E FOTO SU http://www.reset-italia.net/2015/03/05/indias-daughters-donne-violenza

COMMENTI

6 Marzo 2015 17:53


video e foto su http://www.reset-italia.net/2015/03/06/donna-vita-liberta-8marzo20158 marzo 2015:  giornata di solidarietà e di incontri  in Italia. Questo è un  invito delle donne curde che arriva dall' Ufficio d' Informazione del Kurdistan in Italia, a me è stato fatto dall'amica Fatma, concittadina nel piccolo paese  del Lazio dove entrambe viviamo, e lei è una donna curda della Turchia che da sempre ha imparato con fierezza e dignità a lottare. "Lottare perché la donna sia libera, significa lottare per la libertà di tutti. "Jin, Jîyan, Azadî", perché le donne vivano in libertà. E contro tutte le forme di oppressione." Condivido.
Doriana Goracci
"Le donne di tutte le parti del Kurdistan stanno lottando contro lo stato turco che ha il secondo più grande esercito della NATO e un governo conservatore che dice alle donne di non sorridere e di fare almeno tre figli, il regime iraniano che priva le donne dei loro diritto fondamentali, presuntamente in nome dell'Islam, e gli jihadisti radicali ai quali vengono promesse 72 vergini quando vanno in paradiso per le loro atrocità, dichiarando "halal" violentare le donne del nemico. Ma le donne curde sottolineano che continueranno a lottare contro il patriarcato in Kurdistan, contro i matrimoni di bambine, contro i matrimoni forzati, i delitti d'onore, la violenza domestica e la cultura dello stupro. Per le istituzioni patriarcali, accettare le donne come alla pari in combattimento, significherebbe mettere in discussione la loro egemonia. Così per IS, le donne curde combattenti sono il maggiore nemico."L'8 marzo 2015, 104 anni dopo la proclamazione della Giornata Internazionale delle Donne, le donne di tutto il mondo combattono ancora contro il sistema di dominio patriarcale.Gli attacchi contro le donne diventano sempre più profondi e si sviluppano in modo sistematico o strumentalizzato per alimentare/aumentare norme repressive e securitarie in ogni ambito dell'esistenza fino al femminicidio, che spesso non viene riconosciuto come tale.La violenza sulle donne, l'eteronormatività, il sessismo, il razzismo, lo sfruttamento, le restrizioni sulla libertà di scelta e di autodeterminazione, l'isolamento sono i dispositivi attraverso cui lo stato capitalista e patriarcale esercita il proprio controllo sulle nostre vite e contro cui ci vogliamo ribellare.Le donne hanno oggi più che mai l'urgenza di costruire insieme la propria autodifesa. È proprio questo che attualmente sta succedendo nel Rojava. Nei tre cantoni curdi dell'amministrazione autonoma nel nord della Siria, le Unità di Difesa delle Donne YPJ combattono per la liberazione delle donne e dell'intera società. Le YPJ conducono una lotta contro l'oppressione e il femminicidio a tutti i livelli.La lotta delle donne curde non è solo una lotta militare contro IS, ma una posizione politica contro il capitalismo, in questo momento neoliberista e neocoloniale e contro la struttura patriarcale. Non limitano la loro lotta contro la violenza e l'oppressione sulle donne a una sola giornata, ma con la loro lotta trasformano ogni giorno nell'8 marzo.Migliaia di donne - donne kurde da Turchia, Iran, Iraq, Siria, Armenia, Russia e Europa ma anche donne internazionaliste del Medio Oriente e dai paesi Europei - partecipano attivamente a questo movimento come militanti. Hanno deciso di lottare contro una vita determinata dal sistema patriarcale e capitalistico insieme a tante altre donne anche differenti da loro.Il movimento delle donne curde è infatti consapevole che la libertà deve comprendere tutti gli aspetti della vita perché oppresso e marginalizzato in molte forme diverse: etnia, classe, genere. La liberazione delle donne è diventata perciò inscindibile momento della resistenza curda contro tutte le oppressioni e non sorprende che siano tante le donne a partecipare alle unità armate e alla gestione delle amministrazioni locali in tutta la regione, siano loro di provenienza araba, turca, armena e assira.La forza contagiosa della lotta delle donne e del generale processo di rivoluzione sociale in Rojava viene oscurato e criminalizzato dall'imperialismo occidentale a guida statunitense che continua a classificare il PKK come organizzazione terroristica, al pari dell'IS, svelando così la sua vera natura cioè la pretesa egemonica del capitale.Insieme alle donne kurde combattiamo contro la guerra imperialista che arma sempre gli oppressori e impone con la sua ideologia il marchio itinerante di terrorista a chiunque si sottragga al disegno del sistema di sfruttamento globale impostoci.Organizziamo la nostra resistenza di genere e di classe ovunque nel mondo. Liberiamoci insieme dal sistema di dominio patriarcale e capitalistico.JIN, JÎYAN, AZADÎ LA LOTTA DELLE DONNE KURDE È LA LOTTA DI OGNUNA DI NOIViva la solidarietà internazionale delle donne!DOMENICA 8 MARZO A ROMA CORTEO DELLE DONNE PARTENZA ORE 10 DALLE CAGNE SCIOLTE VIA OSTIENSE 137B ARRIVO AL CENTRO SOCIO CULTURALE ARARAT CON PRANZO SOCIALE A SOSTEGNO DELLA RICOSTRUZIONE DI KOBANE A SEGUIRE PROIEZIONI E ASSEMBLEA PUBBLICA

doriana goracci

6 Marzo 2015 09:19

Vorrei chiarire a tutte e tutti che a me almeno non interessa smuovere l' indignazione nei confronti dello stupro e di chi grida a morte a morte, a me interessa la partecipazione attiva, l' emancipazione di chi lotta per I DIRITTI UMANI e fa la sua QUOTIDIANA RIVOLUZIONE. Nel post da me scritto ieri, riporto la dichiarazione della regista Leslee Udwin "Ciò che mi ha spinto a lasciare mio marito e due figli per due anni, mentre ho fatto il film in India, non era tanto l'orrore dello stupro ma ciò che è accaduto per le strade dell' India al grido di 'è troppo è troppo'. Un numero senza precedenti di uomini e donne comuni, giorno dopo giorno, a fronte di un giro di vite del governo feroce, che comprendeva lacrimogeni, cariche con manganelli e idranti. Stavano protestando per i miei diritti e dei diritti di tutte le donne. Questo mi dà ottimismo. Non riesco a ricordare un altro paese che ha fatto tutto questo nella mia vita. " Grazie per tutto e a chi ha preso parte, sia pure con un commento alla condivisione di : "Una brava ragazza non vaga alle nove di sera a fare cose sbagliate" Doriana Goracci

Doriana Goracci

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